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Convegno 8 novembre 2014 presso CA' LVNAE |
mercoledì 26 novembre 2014
Articolo Sandra Bonsanti su "il Fatto Quotidiano" del 18 novembre 2014
Da Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2014 ricaviamo il testo di Sandra BONSANTI presidente dell'associazione Libertà e Giustizia, nostri “cugini”, e che sottolinea la difficoltà del nostro paese a far emergere verità che in uno stato di diritto dovrebbero essere di dominio pubblico. La cultura LAICA ha faticato e sta faticando a far emergere la VERITÀ senza la quale non ci può essere GIUSTIZIA.
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Articolo Sandra Bonsanti su "il Fatto Quotidiano" del 18 novembre 2014 |
lunedì 24 novembre 2014
Conclusioni sul convegno CA' LUNAE 2014
Pubblichiamo,
solo oggi, le CONCLUSIONI,
a CONVEGNO
avvenuto, perché il dialogo che dura da anni e che è
destinato a protrarsi non ha potuto espletarsi completamente, nella
data indicata. Così, nei giorni immediatamente successivi, ci
sono pervenute le comunicazioni di chi non aveva potuto presenziare
compiutamente, di chi è arrivato tardi per altri impegni, di
chi, pur presente, aveva preferito ascoltare. Sono pervenute le
comunicazioni di Elio
GENTILI (Nicola
Nostra), di Sandra
DEL MONTE (Consigliera
di parità della provincia spezzina) di Beppino
MONTALTI da Pistoia,
presente (già membro del gruppo di lavoro nazionale con Lucio
ROSAIA sui problemi
della sanità
e firmatario, col sottoscritto, della 3a
MOZIONE al Congresso naz. P.R.I. di Chianciano, 1999). Non ci è
ancora pervenuto il contributo della UIL
territoriale per impegni cogenti di questi giorni. Lo pubblicheremo.
Cogliamo invece l'occasione della pubblicazione su “il
Fatto Quotidiano”
di un testo sui “Misteri Italiani” di Sandra
BONSANTI, presidente
di LIBERTA' e
GIUSTIZIA. Traiamo,
ora, le nostre CONCLUSIONI,
oggi, 21 novembre 2014.
“Con
manifesta soddisfazione possiamo raccogliere un quadro,
sufficientemente delineato della nostra visione LAICA
, dei problemi attuali. Il nostro modo di vedere è stato
sacrificato dai partiti di massa che hanno dominato la scena della 2a
repubblica. Simo riusciti a resistere in piena autonomia per
salvaguardare un “patrimonio, un lievito”. Penso che se
vogliamo guardare al futuro con la prospettiva di un CLIMA
più
civile, sia necessario guardare al RECUPERO di quei valori sui quali
abbiamo tenuto duro. Credo d'interpretare la cortesia dei
Partecipanti e degli interessati se ritengo superata la fase dei
tatticismi, degli opportunismi per dar maggior spazio agli interessi
del PAESE intero. Libertà
per tutti, Uguaglianza
per tutti, Fraternità,
Solidarietà
per tutti sono beni comuni e dovrebbero affermarsi come modelli per
l'azione politica, almeno secondo il nostro modo di vedere.
Il Convegno ha fatto emergere, in modo netto, l'esigenza profonda di CAMBIAMENTO. È cresciuta, fino alla rabbia, l'insoddisfazione per questa EUROPA, per questa REPUBBLICA, per questa DEMOCRAZIA, per la POLITICA sleale. Le periferie (in senso generale) si sono finalmente mosse. E non sono quelle della “mazurca di periferia”. Sono altra cosa! Troppe energie, troppe capacità non si sentono più rappresentate da nessun politico e da un Potere concentrato … autoreferente … impunito. La visione politica perseguita, durante tutta la 2a repubblica, ha dimostrato un pieno fallimento per miopia, egoismo, sfrenato ed offensivo. Lo squilibrio dei poteri, la divaricazione fra capitale e lavoro, l'evasione fiscale, la corruzione, la disoccupazione crescente … accusano il potere in modo inequivocabile. La mancanza di racconto della reale evoluzione politica, la giustizia denegata … stanno preparando un CLIMA preoccupante.
Il Convegno ha fatto emergere, in modo netto, l'esigenza profonda di CAMBIAMENTO. È cresciuta, fino alla rabbia, l'insoddisfazione per questa EUROPA, per questa REPUBBLICA, per questa DEMOCRAZIA, per la POLITICA sleale. Le periferie (in senso generale) si sono finalmente mosse. E non sono quelle della “mazurca di periferia”. Sono altra cosa! Troppe energie, troppe capacità non si sentono più rappresentate da nessun politico e da un Potere concentrato … autoreferente … impunito. La visione politica perseguita, durante tutta la 2a repubblica, ha dimostrato un pieno fallimento per miopia, egoismo, sfrenato ed offensivo. Lo squilibrio dei poteri, la divaricazione fra capitale e lavoro, l'evasione fiscale, la corruzione, la disoccupazione crescente … accusano il potere in modo inequivocabile. La mancanza di racconto della reale evoluzione politica, la giustizia denegata … stanno preparando un CLIMA preoccupante.
I LAICI non possono che essere alleati di chi
ha subito abusi, omissioni, ingiustizie, violenze, slealtà. Il
PAESE è in ginocchio! E noi, naturalmente ragioneremo
con tutti.
Mancano le risorse? Non ci sono capacità?
Mancano modelli consolidati? È stato rispettato il patto
costituzionale? Perché si è impedito di FARE?
Chi
deve continuare ad esercitare potere autoreferente?
|
-
Gli esecutori delle sentenze di morte civile e politica, senza
processo?
-
Quelli che escludono gli altri senza confronto politico?
-
Quelli che impediscono la formazione di un'Opinione Pubblica?
-
Quelli che bloccano ricerca della VERITA' e GIUSTIZIA?
-
Quelli che riescono a giustificare “l'assenteismo”
elettorale?
|
Il PAESE che ci avevano lasciato i nostri
padri è ancora ricco in tutti i sensi. Ha disponibilità
di cervelli, di braccia, di beni. Ha modelli politici, culturali
insuperati che vanno riscoperti. Siamo convinti che basterebbe una
mossa per far rinascere la fiducia in un Popolo pesantemente
maltrattato. “A casa chi ha mentito”! “Impegno
alla TRASPARENZA”! “Ognuno sia responsabile della parte
che gli compete”!
IL SOLE RISPLENDERA' ANCORA! Il Patto
Costituzionale prevede Repubblica e Democrazia. Ripartiamo da lì,
da LIBERTÀ … UGUAGLIANZA … SOLIDARIETÀ
per tutti!”
LUNI
( la città da ricostruire ) 21 novembre 2014
|
Il portavoce di
“Democrazia Partecipata” e “Quadrare il Cerchio” |
www.democraticilaici.blogspot.it
|
Nota:
martedì o mercoledì gli atti del convegno saranno tutti
sul BLOG
venerdì 14 novembre 2014
Convegno a CA' LUNAE. Resoconto sull'introduzione
Convegno
a CA' LUNAE dell'8 novembre 2014
“LA POLITICA da
RICOSTRUIRE”
Rilancio dei Valori di EUROPA – REPUBBLICA
– DEMOCRAZIA - LEALTA'
Resoconto sull'introduzione:
Oggi, possiamo dire
tranquillamente che la nostra scelta, sofferta, di vent'anni fa era
risultata oculata e previdente. Eravamo depositari di un “bene
storico” enorme … frutto di
sacrifici, d'intelligenza, d'amor di patria di tanti nostri padri.
Non era lecito, in presenza di evidenti e radicati aspetti di
centralismo democratico, manifestati e di liberismo disinvolto …
indebolire quel nocciolo duro che conoscevamo, che faceva conto
sull'equilibrio dei poteri,
sullo stato di diritto che voleva rappresentare ancora l'area laica.
La sua forza risiedeva nella fiducia che dovevamo al lavoro di LA
MALFA, di CALAMANDREI, di PERTINI, di EINAUDI … Avevano
portato all'approvazione di un PATTO COSTITUZIONALE rigido,
non soggetto agli umori di maggioranze che si sarebbero potute
determinare. Beni Comuni,
come GIUSTIZIA nella LIBERTA' – DIRITTI e DOVERI –
FRATERNITA' non potevano essere
filtrati attraverso i desiderata di maggioranze, comunque formate. La
REPUBBLICA avrebbe
dovuto poggiare sullo STATO di DIRITTO,
con l'uguaglianza di tutti i Cittadini difronte alla legge e con i
POPOLO SOVRANO. I
nostri circoli di “Democrazia Partecipata” e “Ass.
Diritti e Doveri” sono nati
in quell'epoca come testimonianza di fede nei confronti di quel PATTO
COSTITUZIONALE che temevamo,
come poi è successo, che sarebbe stato modificato sulla base di
prassi che fanno perno sulla forza.
Non si è discusso a sufficienza, nell'Area LAICA e noi ci siamo
ritrovati soli, con amici sparsi per tutta Italia e con molti amici
che hanno preferito accodarsi al centrosinistra e al centrodestra,
senza trasparenti garanzie. La Repubblica, lo STATO, oggi si trovano
in “ginocchio”. La legge elettorale del ''93 e successive …
hanno sacrificato la partecipazione, non hanno valorizzato competenze
e meriti, non strumenti di controllo. Si sono promosse
irresponsabilità, non si è provveduto a dotare il cittadino
contribuente di strumenti di controllo, se non quelli elettorali ma
senza corretta e completa informazione. Oggi i fallimenti sono
gestiti da “irresponsabili impuniti”.
Il nostro ESPOSTO
del 2012 sostenuto da 600 firme non ha avuto attenzione. Ci troviamo
in una transizione infinita. Non conviene a nessuno ascoltarci.
Nessuno ha interesse a legittimarci, meno che tutti i media che ci
hanno annullati. Eppure il nostro BLOG
evidenzia pensieri costanti su tutte le materie di interesse
pubblico. Sentiamo di dover esprimere profonda gratitudine al
Presidente C.A.CIAMPI
che ancora oggi ci onora della Sua attenzione. Molti amici, che oggi
sono qui in un modo o nell'altro, si confrontano con noi ed, assieme
ragioniamo. Vediamo il peggiorare continuo di una situazione
governata da esponenti di culture diverse ma con comportamenti fuori
o ai limiti dello stato di diritto. Vogliamo ancora lanciare un
nostro messaggio carico di speranza verso la democrazia. Assistiamo
alla diffusa presenza di un Popolo che riesce ancora a tollerare
l'uscita dallo Stato di Diritto ma si presentano aspetti di crescente
preoccupazione. Da chi possiamo, oggi, noi, essere
rappresentati? Abbiamo saputo
di un monumento provocatorio, all' INVIDIA
, è stato elevato a Berceto (PR),
oltre il passo della Cisa
e noi vogliamo lanciare l'idea di un monumento al RISPETTO,
alla SERIETA', all'IMPEGNO per il proprio PAESE.
Vogliamo farlo con uomini come MAZZINI … GANDHI … o
con ragazzi moderni come MALALA.
La politica deve ritornare ad essere una cosa seria, non
brigantaggio. C'è bisogno di FIDUCIA.
La fiducia si crea con precisi presupposti. Ma chi con noi
non ha mai voluto chiarire e guarda solo a numeri come può ispirare
fiducia?
In questa
particolare circostanza mi sia permesso di esprimere una personale
riflessione sulla mia famiglia: Spero che sappia razionalizzare il
sacrificio che, involontariamente, le ho procurato.
Nota: seguiranno i resoconti delle relazioni,
interventi, comunicazioni … espressi durante il convegno.
giovedì 6 novembre 2014
Lettera del Presidente C.A.CIAMPI sul convegno di CA'LUNAE
Di seguito è riportata la copia della lettera che abbiamo ricevuto dal Presidente C.A.CIAMPI per augurare il buon esito del convegno
Sintesi sulla relazione La gestione del territorio
Sintesi della Relazione su un settore governato dalle REGIONI, PROVINCE, COMUNI, e che sta mostrando una sofferenza pesante nel rapporto fra Politici, Personale dipendente, Operatori, Cittadini. (Assetto del Territorio)
Si palpa un'indignazione che sta rasentando una vera
e propria repellenza. Di chi la responsabilità? Come al solito è
difficile individuarla. Va CAMBIATO il sistema!
È chiaro che le prime responsabilità e maggiori
vengano dall'alto. Che senso avrebbe altrimenti eleggere o
ricoprire certe cariche? Le responsabilità però finiscono per
arrivare anche ai Cittadini che si sentono onesti senza partecipare
alla vita politica. La riforma più grande che il Paese si
attende, secondo la radicata cultura laica, è quella di lavorare per
avere Cittadini attivi, attenti e partecipativi.
Il principio che la legge dev'essere uguale per tutti
non è stato vissuto nella sua completa e corretta interpretazione.
La cultura del ''68 ha avuto una pensante influenza su un degrado
culturale, caratterizzato da un'attenzione ai diritti senza i doveri,
in senso generale. Se esisteva la necessità di rivisitare il
concetto di “Autorità” cercando di associarlo al concetto
di “Autorevolezza” … restava viva ed impellente la
necessità di ricostruire tutto al meglio. Si è perduta la cultura
del bene, del bello, del sapere, della
competenza, della professionalità … da difendere per
sé e per il Paese. Ognuno deve fare la sua parte, in Democrazia,
con competenza e con serietà senza trascurare nessuno dei doveri
sociali.
Il Cittadino ha perduto sempre più, in presenza di
risultati sempre inferiori, il gusto del partecipare alla formazione
delle norme che sono state sempre più complicate, complesse,
intricate, diversificate, da Regione a Regione, da Comune a Comune e
che hanno dato inizio alla cultura dell'URBANISTICA CONTRATTATA in
un gioco sempre più al ribasso perché, fra l'altro, non
completamente trasparente. Si deve cambiare.
Siamo arrivati al punto che un rapporto che dovrebbe
essere lineare e trasparente fra tutti gli interlocutori, finisca per
restare sempre e comunque, alla fine, in mano alla Pubblica
Amministrazione. Il rapporto, poi, appare ancor più squilibrato
dall'introduzione di blandizie, di vie di fuga come il condono
che ha innescato vizi su cui si è teso a metterci ognuno qualcosa di
suo. Se uno STATO dev'essere forte e giusto si deve comportare da
forte e giusto. Il territorio ha finito per essere interessato da una
normativa diversificata, da Comune a Comune, e che ha sovraccaricato
e, nello stesso tempo, privilegiato il ruolo burocratico. È tutto un
gioco al ribasso che alla fine porta ad esasperare le varie
componenti del SISTEMA.
In campo politico, chi ha privilegiato il controllo
interno (minoranza della maggioranza) … è chiaro che non sia
riuscito nel suo intento. Chi ha privilegiato il controllo più
radicale è stato espulso dal SISTEMA. Si è consolidata, nel
tempo, la cultura del pensiero unico. C'è da notare poi che in
questo processo degradante, una mano l'hanno data anche i media
che sono diventati sempre più opachi ai fini della formazione di
un'Opinione Pubblica. I danni appaiono incalcolabili. Il potere
concentrato, nel nostro sistema, è risultato un fallimento.
L'obiettivo di rilanciare la cultura dell'alternanza e della
partecipazione non può che risultare benefico.
Sul piano amministrativo, si ritiene, che realtà
omogenee come la Val di Magra e la Lunigiana, per
esempio, possano esser unificate per alleggerire la struttura
organizzativa, renderla efficiente, privilegiando l'adeguata platea
di contribuenti “controllori”.
CHI SE NON UN'ADEGUATA CLASSE POLITICA PUO' USCIRE
DA QUESTO BLOCCO E DA QUESTA IMPRODUTTIVITA' CHE STA FIACCANDO LE
ENERGIE DI UN PAESE IMPOVERITO ???
Relazione
del Dott. SANDRO CAPITANIO, segretario regionale de M.F.E. al
convegno di CA'LUNAE.
Gruppo di lavoro sull'assetto del
territorio, dell'Ass. Diritti e Doveri
Gestione del territorio: storia di un fallimento
RELAZIONE
del GRUPPO di LAVORO dell'Ass. DIRITTI E DOVERI su:
“A che cosa
è servita tanta programmazione territoriale?”.
LA GESTIONE DEL TERRITORIO: STORIA DI UN FALLIMENTO
Quando
in Europa sul finire degli anni “30 soffiavano i gelidi venti dei
regimi autoritari, e la nostra penisola non è stata certamente
immune da tali eventi, l’Italia, fra le poche in Europa e nel
resto del mondo, si distingueva per un atteggiamento del tutto
moderno e democratico nella gestione del territorio.
Le
devastazioni che avrebbe comportato il conflitto mondiale prossimo
venturo all’assetto del territorio, e con questo alle città, ai
borghi storici, alle campagne ed alle strade esistenti, che fino a
quel momento caratterizzavano l’assetto insediativo ed
infrastrutturale la nostra penisola, non erano neanche
minimamente immaginabili.
Quand’anche,
ben presto, si ebbe la certezza che i venti di guerra avrebbero in
qualche modo coinvolto in profondità gli italiani, chiamati a
combattere fuori dalle proprie terre, e la convinzione di essersi
imbarcati in una progetto folle cominciò a fasi largo nelle
coscienze degli italiani spodestando l’arroganza fascista che ormai
da un ventennio si era fatto largo nelle masse acritiche, mai si
sospettò minimamente che anche l’Italia avrebbe potuto divenire
essa stessa il teatro di una delle più feroci e stupide guerre,
anche fratricide, della storia recente dell’umanità.
E
nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quella devastazione
avrebbe in seguito dato origine, dalla fine delle guerra agli anni
successivi, alla più grande trasformazione in negativo del
territorio italiano attraverso un insieme convulso e irregolare
di interventi edilizi ed infrastrutturali che avrebbero cambiato
per sempre l’assetto dei nostri luoghi.
Sarebbero
sorte le periferie intorno alle grandi città. Polipi dai lunghi
tentacoli. Cancri urbani. Sarebbero stari ricostruiti interi isolati
multipiani in luogo delle palazzine di pochi piani abbattute dalle
bombe. Sarebbero sorte le baraccopoli. Sarebbero state costruite
nuove strade, ponti e gallerie talvolta senza logica e solo per
interesse privato. E poi fabbriche e poi ancora strade e nuove
case.
Nessuno
sul finire degli anni “30 avrebbe mai immaginato di poter scattare
una fotografia e di poterlo rifare 30 anni dopo con l’incredibile
risultato di non riconoscere più i luoghi originari.
Ma
se qualcuno per caso, in fondo a quell’abisso in cui stava per
cadere l’Italia, avesse avuto l’intuito di poter solo
lontanamente sospettare quale corso avrebbero preso gli eventi,
quale possibile soluzione avrebbe potuto ipotizzare con i mezzi
di cui disponeva allora?
“Nessun
problema”, avrebbe osato affermare.
Nessun
problema, perché nonostante tutto, in quell’Italia, già zeppa di
contraddizioni, una nota non stonata però sembrava davvero
esserci.
Si,
perché l'Italia nel 1939 era uno dei pochi Stati che, in assoluto
anticipo sui tempi, si erano già dotati di due leggi fondamentali
sulla tutela dell'ambiente e del patrimonio storico edilizio: la
legge 1497 sulla tutela delle bellezze d'insieme e dei sistemi
paesaggistici e la legge 1089 sulla salvaguardia dei monumenti.
Inoltre, da lì a tre anni, esattamente nel 1942, si sarebbe
dotata anche della legge fondamentale dell'urbanistica: la legge
1150, che, anch’essa in grande anticipo sui tempi, dettava norme
sull'obbligatorietà posta in capo ai Comuni di dotarsi di un Piano
Regolatore urbanistico, ovvero di uno strumento urbanistico che
regolasse lo sviluppo delle città e stabilisse regole ben precise
sul costruito e sull'edificato futuro che avrebbe interessato il
resto del territorio.
Com’è
strana l’Italia!
In
un'epoca piena di ombre dove addirittura si facevano, si approvano
e si applicavano leggi finalizzate a differenziare le razze, a
esaltarne in modo ignobile e disumano alcune rispetto ad altre,
introducendo pregiudizi aberranti e fuori da ogni elementare concetto
democratico e di libertà, su un altro binario, quasi del tutto
opposto, c'era un'altra Italia che invece stava cercando di
tutelare, per il bene comune, parti del territorio dalle
possibili trasformazioni che l'uomo moderno avrebbe potuto
arrecare, introducendo norme di tutela e regole sul costruito, a
beneficio di tutti, indistintamente.
Com’è
strana l’Italia!
Dunque
gli strumenti per ricostruire l’Italia dopo la grande tragedia
della seconda guerra mondiale c’erano già tutti. Bastava
applicarli.
Ma
allora perchè la ricostruzione non ha seguito quelle regole?
Perchè
sono state applicate solo in alcune parti del territorio?
Avevano
forse un difetto quelle leggi?
Come
la gran parte delle leggi italiane, in quelle leggi c'era un
rimando. L’inevitabile rimando che contraddistingue il sistema
giuridico italiano, dove la buona norma, quella consolidata
dall’uso comune costituisce giurisprudenza, come nei paesi
anglosassoni, di fatto non esiste o è sopraffatto dal “burocratese”!
Se
da un lato l'applicazione della nuova legge urbanistica (la legge
1150/1942) su tutto il territorio comunale restava solo una
facoltà (sarebbe divenuta un obbligo solo nel 1967 - ben 25 anni
dopo! - quando la ricostruzione era ormai già avvenuta nella sua
interezza), dall'altro l'applicazione delle leggi ambientali,
eccezion fatta per i monumenti ed alcuni sporadici decreti che hanno
tutelato solo alcune parti del territorio nazionale, sarebbe stata
rinviata a successivi provvedimenti che hanno cominciato a prendere
corpo solo nel 1985 con il decreto Galasso.
Il
1985! Già, il 1985!
Più
di 45 anni dopo!
Se
pensiamo che quell'intervallo di tempo racchiude di fatto gli
anni in cui il volto dell'Italia è cambiato definitivamente è
facile immaginare quanto e come l'Italia sia stata depauperata di
alcune bellezze naturali che invece avrebbero potuto essere
salvaguardate sin da subito e come, di contro, l’urbanizzazione
di gran parte del territorio italiano sia potuto avvenire liberamente
alla mercè di chi aveva tutto l’interesse di capitalizzare il
territorio a scopi privatistici e non di salvaguardarlo per il bene
comune.
E'
sufficiente pensare alle innumerevole costruzioni realizzate in
alvei fluviali o nelle vicinanze delle loro sponde. Infatti una
delle norme ambientali, mai poste in essere fino al 1985,
prevedevano proprio che le nuove costruzioni previste entro una
fascia di rispetto di 150 metri (per lato) lungo le acque
pubbliche dovessero essere preventivamente autorizzate sotto il
profilo ambientale.
Quante
di queste costruzioni (abitazioni, capannoni, anche scuole o altri
servizi in genere) lo sono state?
E
quante di queste oggi sono state interessate da fenomeni alluvionali
o si trovano in aree a rischio idrogeologico?
Quanti
sono i danni subiti dagli utilizzatori di tali manufatti e quanti
sono inoltre quelli sostenuti dalla pubblica collettività per
risanare ogni volta le criticità che si sono ripetute nei corso
degli anni, soprattutto gli ultimi, a seguito di alluvioni,
esondazioni, frane o quant'altro?
E
così arriviamo al 1967.
Sono
ormai trascorsi più di 25 anni dall'uscita delle leggi
urbanistiche ed ambientali. Il boom edilizio ed economico è in
pieno atto. Le città si sono trasformate. Altre lo stanno
ancora facendo. Alcune seguendo i primi Piani regolatori del dopo
guerra, altre in modo convulso ed irregolare, dando origine a
periferie con la sola funzione di inscatolare gente come sardine,
prive di ogni servizio comune e di conseguenza fonti di criticità
di natura sociale.
Ma
per fortuna alla fine degli anni “60 gran parte del territorio è
ancora immune dalla speculazione edilizia.
“Siamo
ancora in tempo”. Verrebbe da esclamare. Serve una legge. Una
legge che regolamenti l'obbligatorietà che ad ogni metro cubo in
più di costruito corrisponda un ben determinato e corrispondente
spazio o servizio pubblico (servono scuole, spazi verdi attrezzati
pubblici, strade e una rete di servizi di collegamento pubblico,
parcheggi pubblici, servizi pubblici, etc.).
In
proposito uscirà un Decreto Ministeriale nel 1968.
Serve
poi una legge che estenda l'obbligatorietà di regolamentare
l'espansione edilizia anche su tutto il resto del territorio.
In
proposito uscirà la cosiddetta legge Ponte nel 1967.
Ecco,
finalmente, dopo le leggi del 1939 e del 1942, che hanno fatto la
teoria, ora gli strumenti operativi ci sono.
Ma
anche stavolta le leggi non impongono obblighi di tempistiche e
così siamo nuovamente punto e a capo.
Intorno
all’edilizia ruotano interessi enormi. Dov’è l’interesse a
limitarne l’uso ed il consumo?
Così
tutto va al rallentatore e le istituzioni sembrano avvallare
responsabilmente tale andamento.
I
Comuni un poco alla volta cominciano a dotarsi dei primi Piani
Regolatori estendendo la regolamentazione su tutto il loro
territorio, ma a farlo, a partire dagli anni 70, sono in pochi.
Intanto il boom edilizio assorbe nuova linfa.
Ormai
siamo agli inizi degli anni "80. Una nuova stagione per
l'edilizia. Quella industriale. Quella in serie. Quella più
pericolosa. Quella dove la speculazione comincia a lasciare impronte
indelebili. Quella che graffia le colline. Quelle che pianta
fondazioni di cemento in zone esondabili. Quella che fa assumere
alle periferie la forma di alveari impazziti. Quella che comincia
ad interessare anche le campagne e le colline dei centri minori.
Confrontate
una fotografia del nostro territorio degli anni “60 e rapportatela
con alcune fotografie della fine degli anni “80. E' sufficiente
soffermarci sulla bassa piana della Magra. Da Massa alla Spezia.
Un
vero e proprio processo di conurbazione (termine coniato dal grande
urbanista e sociologo inglese Patrick Geddes) ha interessato tutta
la piana.
Conurbazione
significa essere andati oltre il processo di urbanizzazione.
Significa non avere più uno spazio libero, ma una sola ed unica
edificazione continua e sistematica.
Significa,
per i nostri luoghi, avere per sempre cancellato la maglia
dell'antica centuriazione romana che aveva caratterizzato e
delineato l'assetto del nostro territorio per oltre 2000 anni.
Ma
ormai è troppo tardi. Il dado è tratto.
Nel
1985 quando ormai molti Comuni cominciano ad essere a regime
ciascuno con il proprio Piano Regolatore operativo, il peggio ormai
è stato fatto. Le colline sono state sventrate. Il loro assetto
idrogeologico indebolito. Le piane sono state occupate. Il corso dei
fiumi ristretto. Il deflusso delle loro acque limitato o occluso.
Il cemento intanto ha ridotto le aree permeabili. Gli storici
canaletti di scolo sono stati sbarrati o ricoperti.
Una
sola domanda affligge il legislatore urbanistica nel 1985: cosa
fare di tutte queste migliaia di costruzioni realizzate in
assenza di regole precise?
Abbatterle?
Abbatterle
o sanarle?
Sanarle!
Ecco la giusta soluzione. Ecco la soluzione più semplice. Ecco
l’ennesimo errore.
Inizia
la stagione dei condoni. Dapprima con un provvedimento
straordinario, ma poi con cadenza regolare. Il condono raccogli
consensi, si sa! Consensi immediati. Il contrario del conto che sarà
loro presentato anni ed anni dopo, quando le mutate condizioni
climatiche devasteranno i luoghi impunemente occupati dall’uomo.
Nel
1985 esce la legge fondamentale sull'edilizia che inasprisce le
sanzioni penali in materia di abusi edilizie, ma che, allo scopo di
fare un punto zero, in realtà da il via alla stagione dei condoni
edilizi.
Condoni
che da quella data si sono succeduti con una sconcertante
ripetitività temporalità.
Ogni
9 anni! Esattamente ogni 9 anni ne esce uno.
Il
primo nel 1985
Il
secondo nel 1994
Il
terzo nel 2003
Il
quarto, latente ed ancora sotterraneo, ma destinato a diffondere i
suoi effetti nel prossimo futuro, concretizzato nella sanatoria
catastale introdotta con una normativa del 2012 (sempre dopo nove
anni!)
9
anni. Esattamente il tempo necessario affinché una pratica di abuso
edilizio possa tranquillamente percorrere indenne tutto le fasi
giudiziarie dal classico ricorso al TAR, attraverso l'appello ed in
ultimo il ricorso al Consiglio di Stato.
Ora
la domanda che sorge spontanea è: a cosa è servita la
strumentazione urbanistica che avrebbe dovuto regolamentare,
contenere e riqualificare lo sviluppo urbanistico del nostro
territorio?
Ha
senso nel 2014 incattivirsi con il funzionario di turno o il
Sindaco in carica che deve garantire la sicurezza di milioni di
abitazioni costruite in luoghi che per loro natura e vocazione erano
invece deputati a contenere il deflusso delle acque o che per
fragilità geomorfologica non erano assolutamente propensi a
ospitare nuove edificazioni?
Ha
senso indignarsi con un Sindaco appena eletto che si ritrova ad
affrontare di continuo situazioni di emergenza dovute, si alle
mutate condizioni climatiche ma anche e soprattutto ad una
scellerata gestione del territorio condotta in modo continuato ed
indiscriminato negli ultimi 50 anni?
Chi
deve realmente essere condotto sul banco degli imputati?
E
quali interventi devono essere assunti oggi per riparare a questi
danni?
La
storia esige dei responsabili. La storia, quella vera, è questa. E’
fatta di fatti. E’ fatta di nomi. Ed i nomi ci sono tutti. Sono
scritti sulle leggi che si sono succedute in Italia negli ultimi 50
anni.
Poi
fatto questo, scritta la pagina ed assegnate le responsabilità,
occorre voltarla quella pagina. Voltarla e ripartire. Questa volta
con l’approccio giusto.
Consegnamola
questa Italia a chi è indenne da lobby o giochi potere.
Facciamolo con fiducia. Voltiamo le spalle agli intrighi di potere.
C’è molto da salvare ancora. C’è da intervenire con rapidità
inaudita. C’è da preparare bende e medicine. Ci sono diagnosi da
redigere e cura da seguire. Il nostro territorio può essere curato
solo dalla conoscenza della storia e di quello che è stato.
C’è
da pagare il conto. E quelli che hanno mangiato finora lo hanno
lasciato da pagare alle nostre generazioni. C’è da vergognarsi.
Dobbiamo imparare a farlo. Perché a farci vergognare non sono stati
i nostri nonni, che per l’Italia sono morti, ma la generazione
successiva, che è cresciuta nel benessere ed a pensato che fosse
cosa dovuta.
C’è
una nuova generazione da crescere e sulla credere e sperare.
Il
nostro territorio va amato e non violentato.
LA
PIAGA DEI CONDONI EDILIZI ?
DAL
1985 AL 2003 SI SONO SUSSEGUITI 3 CONDONI EDILIZI !!!
L’ECCESSIVA
BUROCRAZIA NORMATIVA?
MOLTE
NORME SI CONTRADDICONO FRA DI LORO E RISULTANO DI DIFFFICILE
APPLICAZIONE
LA
SCARSA COMUNICABILITA’ FRA AMMINISTRAZIONI DELLO STATO, DELLA
REGIONE, DELLA PROVINCIA E LOCALE?
LE
AMMINISTRAZIONI CENTRALI NON CONOSCONO I VERI PROBLEMI CHE
AFFLIGGONO LE AMMINISTRAZIONI LOCALI
LA
MANCANZA DI UNO STRUMENTO DI PIANIFICAZIONE MODELLO PER TUTTI I
COMUNI CHE PARLI UNO STESSO LINGUAGGIO ?
OGNI
COMUNE E’ DOTATO DI UN PIANO URBANISTICO CHE PARLA UN LINGUAGGIO
DIVERSO RISPETTO AL COMUNE LIMITROFO
Detti memorabili di Mahatma GANDHI
Detti memorabili di Mahatma GANDHIda ricordare nel nostro convegno di CA'LUNAE del 8 novembre p.v.
“ Mantieni
i tuoi pensieri positivi,
perche’ i tuoi pensieri diventano parole.
Mantieni
le tue parole positive,
perche’ le tue parole diventano i tuoi comportamenti.
Mantieni
i tuoi comportamenti positivi,
perche’ i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini.
Mantieni le tue abitudini positive,
perche’ le tue abitudini diventano i tuoi valori.
Mantieni
i tuoi valori positivi,
perche’ i tuoi valori diventano il tuo destino.”!
(Mahatma
Gandhi)!Chiediamo ai nostri lettori di esprimere il gradimento sulla necessità di dar corso ad una cultura di tal genre.
lunedì 3 novembre 2014
A CA'LUNAE … Sabato 8 novembre, ore 15
COME FA a formarsi una
PUBBLICA OPINIONE, un'ALTERNATIVA di GOVERNO se si fa di tutto per
escludere i RESISTENTI e le giovani GENERAZIONI? Se non si raccontano
le dure lotte che i “Resistenti” al Potere hanno prodotto e
producono , come può la Pubblica Opinione riacquistare FIDUCIA? Il
PENSIERO UNICO l'ha fatta troppo da padrone! È necessaria
un'alternativa!
Quella che è la situazione in generale e spezzina in
particolare, ormai lo sanno anche i sassi. Il problema, o meglio, uno
dei problemi è quello di voler individuare l'entità dei singoli
danni, la causa dei singoli danni, i responsabili, a scalare, e
procedere ai rispettivi provvedimenti. La cultura del pensiero unico,
ha prodotto, alti obiettivi da raggiungere con una capacità
operativa, però, dove non si sono ottenuti risultati e dove è
difficile valutare meriti e demeriti. La peggior complicazione, poi,
deriva da un sistema elettorale territoriale che ancora oggi non si
accenna a modificare. Un bipolarismo dove la maggioranza diventa
insostituibile, irresponsabile ed inoperante non può che continuare
a produrre questi risultati e la stragrande maggioranza dei politici
“abbozza”. Se i nostri tentativi di far discutere
apertamente sono stati destinati da una parte a far vincere sempre i
soliti, dall'altra a far fuggire gli elettori, significa che la
malattia della democrazia italiana è notevolmente preoccupante. I
nostri tentativi di far discutere apertamente sono stati destinati
alla copertura dei responsabili. Se la tendenza del paese è quella
di trattare sottobanco con una maggioranza sarà difficile che possa
nascere un'alternativa. Nell'interesse del Paese i DemocraticiLAICI
insistono perché si faciliti la nascita di un sistema bipolare con
la possibilità concreta di un'alternativa di governo. Se un polo
continua a pretendere di rappresentare il bene e a delegittimare
l'altro polo sarà difficile arrivare ad analisi obbiettive e a
correzioni di errori palesi. Ma questo sistema continuerà a produrre
danni per i più deboli. Se tutti vogliono stare in maggioranza per
vincere senza poi saper decidere … se le minoranze continueranno ad
essere considerati nemici da eliminare o da conquistare … ci dite
dove può stare la lealtà del gioco e la possibilità di rifiutare
il meglio con la forza del numero? Aggiungiamo poi a questo quadro
scialbo … il ruolo di un'informazione ridotto a funzione
celebrativa dei vincitori o loro portavoce e poi si potranno spiegare
i risultati da disperazione sociale. Tanta gente piange! Vogliamo
andare avanti ancora per anni? I canoni della democrazia
verticistica sono risultati improduttivi. Sarebbe un errore
ripeterli. È necessario intraprendere la via della Democrazia
Partecipata che, purtroppo, predichiamo da vent'anni. NON SI
PUO' PRETENDERE CHE LA GENTE CONTINUI A VENDERE IL PROPRIO CERVELLO!
DEVONO FINIRE I PRIVILEGI. LA MASSA DEGLI INCAVOLATI E' ENERME ED
ATTENTI AD ILLUDERLI ANCORA! Siamo rimasti ancorati ai principi
dei nostri padri. Avevano costruito davvero … LORO! Non siamo stati
graditi perché rigorosi. Si è contato su maggioranze numeriche.
Ora, a chi ha governato ci sembra normale chiedere di rendere conto
dei risultati ed, assieme, ripartire con i dovuti correttivi.
L'ITALIA sempre più si definisce come il
paese dei misteri. Non ci sono risultati. I risultati ci
dicono che stiamo perdendo battute nei confronti di tutti gli altri
paesi che dimostrano più serietà. Eppure basterebbe una mossa!
A Berceto, subito dopo il passo della Cisa … è stato
eretto, provocatoriamente, un monumento all'invidia. Lo
abbiamo saputo poche settimane fa da un professore. Basterebbe una
mossa! Se si cominciasse a valorizzare invece dell'invidia, della
gelosia, della violenza … il rispetto, la competenza, la serietà,
in Politica … il PAESE potrebbe riprendersi come il lume con
l'olio. Prima del CONVEGNO pubblicheremo la sintesi di un
programma di GANDHI che ci ha inviato un amico. Proviamo a
valutarlo ASSIEME? Intanto noi vorremmo avviare un sondaggio.
Sono cose che ha detto Gandhi, mica l'ultimo arrivato!
LUNI
( la città da ricostruire )3 novembre 2014
ULISSE
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