domenica 24 giugno 2018

Intervento di Sandro BERTAGNA al convegno di CA' LUNAE.


1 commento:

  1. La festa della Repubblica non è solo celebrativa della vittoria referendaria dell'istituzione repubblicana nei confronti di quella monarchica, ma deve intendersi soprattutto come la festa della nuova Costituzione. Questa, infatti, costituisce l'anima e la linfa vitale del nuovo Stato repubblicano ed è fondamentale per capire quale repubblica volevano realizzare i padri costituenti, eletti (per la prima volta a suffragio universale) nel 1946 quando gli italiani con il referendum scelsero la forma repubblicana. Pur lavorando tra enormi difficoltà oggettive (politiche, istituzionali, economiche) e differenze ideologiche che sembravano insormontabili, i 556 dell'Assemblea Costituente realizzarono una delle migliori costituzioni al mondo, riuscendo a comporre un insieme di norme che rispettava, armonizzandoli, i principi delle varie culture politiche (liberale, cattolica, marxista, laico-democratica). Gli apparati statuali previsti per realizzare i principi fondamentali elencati nella prima parte della Carta, si fondano sullo schema illuministico della tripartizione dei poteri: potere legislativo (Camere) e potere esecutivo (Governo) collegati tra loro nel senso che il secondo deve godere della fiducia del primo; potere giudiziario, autonomo e autogovernato. Quest'ultima prerogativa (autonomia) non va intesa come privilegio per i magistrati, ma come garanzia di libertà e salvaguardia democratica al fine di soddisfare il bisogno di giustizia insito nella persona umana. Per evitare abusi ed errori sono previste diverse garanzie, tra cui l'azione disciplinare davanti al C.S.M. per i comportamenti anomali del Magistrato, ed il sistema delle impugnazioni. Queste prevedono la possibilità di riesame della sentenza di primo grado sia in punto di fatto che in punto di diritto, nonché un terzo grado davanti alla Cassazione per vizi di procedura o errori di diritto (con esclusione dell'esame di merito). Taluno parla di un quarto grado i giudizio, cioè quello di fronte alla CEDU, un organismo giudicante con sede a Strasburgo che si occupa prevalentemente di violazione dei diritti umani: si tratta di un tribunale previsto da un trattato del 1959, firmato da 47 Paesi europei e delle cui sentenze sono destinatari gli stati aderenti, i quali sono obbligati a conformarsi a tali decisioni. Non di un quarto grado si tratta, dunque, ma di una procedura internazionale, estranea al nostro sistema giudiziario, ma certamente in linea con i principi della nostra Carta costituzionale.
    In conclusione non si può che essere fieri del contenuto della nostra Legge Fondamentale e adoperarci tutti per la sua effettiva e sincera applicazione: occorre che ogni cittadino italiano, ma prima di tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche a livello nazionale e a livello locale ritrovino lo spirito di collaborazione che negli anni dell'immediato dopoguerra ha informato i nostri Padri Costituenti per assicurare in concreto giustizia, libertà, dialogo (anche e soprattutto con chi dissente) per il bene comune.
    Remigio Pagliari

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